Data di pubblicazione 03/05/2014
Quattro ragazzi: l’amore per una squadra di calcio, la Fiorentina, e per una città, Firenze; la gioia e il dolore di crescere negli anni che precedono l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
È il 1931. Graziano Biagioni ha compiuto dieci anni, l’Italia è sempre più fascista e la squadra della Fiorentina, nata da poco, è appena approdata in serie A.
Graziano vive a Brozzi, borgo alle porte di Firenze, e con gli amici Barnaba, Gigli e Montini condivide un’estrema passione per la maglia viola. Viola! Viola! Duce! Duce! è il loro motto. Nessuno dei quattro ha idea delle vicende che stanno per investirli. Ognuno, a suo modo, dovrà fare i conti con la vita, l’amore, la storia.
Mentre il fascismo avanza e la Fiorentina si fa spazio in campionato, la città e l’esistenza quotidiana cambiano, e passano anni, donne, oppressioni e scontri, gol, delusioni e grandi gioie. E mentre Graziano si fa uomo arriva inesorabile la guerra, a separare amori e amicizie, proprio mentre la Fiorentina vince la sua prima Coppa Italia.
“Viola! Viola! Duce! Duce!” è il secondo titolo della collana 'dodicidiciannove' in cui effequ raccoglie opere di narrativa leggere ma allo stesso tempo inquiete, scritte con uno stile originale.
Francesco Russo, l’autore, è nato nel 1976 a Firenze. Si è laureato nel 2003 in Storia delle Relazioni Internazionali alla facoltà di Scienze Politiche di Firenze. Dal 2005 è giornalista pubblicista e collabora con radio e tv toscane, occupandosi soprattutto di Fiorentina. Con Viola! Viola! Duce! Duce!, romanzo che intreccia reali fatti di cronaca a fiction, è alla sua prima pubblicazione.
L'autore ha commentato così la nascita del romanzo alla seconda presentazione a la libreria caffè La Citè: “Sinceramente non saprei dirvi come è nata l'idea del romanzo. Stavo facendo delle ricerche in emeroteca sulla violenza negli stadi negli anni '30, poi d'un tratto ho iniziato a scrivere.. .e alla fine è uscito Viola! Viola! Duce! Duce!” Perché i personaggi sono nativi di Brozzi: “Abito a Peretola e spesso vado a correre fino a Brozzi, così è nata l'idea di raccontare di quattro giovani che negli anni '30 si spostavano dalla periferia nord di Firenze per andare allo stadio Berta”.